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lunghezza percorso: 72 km
Lasciamo Roma alla volta del secondo itinerario che ci farà conoscere un altro tratto dell’affascinante Sabina. Dal G.R.A. prendiamo la A1 dir Firenze e percorriamo l’autostrada sino a Fiano Romano; di qui prendiamo la ss4dir Rieti. Attenzione alla deviazione SS4 Roma, che ci consente di immetterci sulla Salaria e di lì sulla sp26a, che ci conduce direttamente alla nostra prima meta: Montelibretti. Già di proprietà degli Orsini nel XIV sec., il paese divenne poi dei Barberini e degli Sciarra. Gli Orsini furono i committenti della chiesa di S. Nicola, il cui impianto originale è del ‘500, anche se la chiesa è stata ripetutamente rimaneggiata sino ad avere l’attuale aspetto settecentesco. Si deve invece ai Barberini il palazzo patronale, che domina il borgo con le sue imponenti torri cilindriche. Non distante dal centro abitato si trova un importantissimo sito archeologico: la Necropoli di Colle del Forno. Gli scavi, iniziati nel 1973, hanno riportato alla luce la necropoli che fu dell’antica Eretum; ben 28 tombe, cinque delle quali rinvenute nel 2003, con annessi corredi funerari che sono conservati nelle stanze del museo di Fara Sabina. Un patrimonio inestimabile che ha permesso di ricostruire con minuzia gli usi e costumi del popolo Sabino, e che testimonia lo scambio culturale e commerciale tra questo popolo e gli Etruschi di Veio, i Falisci, i Sanniti, e naturalmente i Romani. (L’area archeologica può essere visitata, prendendo contatto con il C.N.R. al n° tel. 06 906721)
Le vaste estensioni d’ulivi ci accompagnano nel cammino allontanando dai nostri pensieri e dai nostri sensi la città. Ecco gli ulivi: la Carboncella, il Frantoio, la Salviana, il Leccino sono le varietà prevalenti. Le aziende produttrici sono numerose ed oltre all'olio extravergine offrono altri prodotti, quali: oli aromatizzati, frutta, ortaggi, marmellate e sott’oli.
Proseguiamo il viaggio sulla sp26a sino alla ss636 che ci conduce, dopo 6 km, a Moricone. Il Paese attuale, di struttura medievale, si avvolge a spirale intorno ad una collina che domina la Valle Tiberina. Alla Sommità del Monte Morecone si trova il castello fortezza dei Savelli detto la “Rocca”, costruito intorno alla fine del 1200, quando i Savelli divennero proprietari del feudo. Nella Piazza Roma si trova la ex Chiesa Vecchia d’epoca romanica, oggi centro culturale. A testimonianza del passaggio dei poteri tra i Savelli e i Borghese, è il palazzo seicentesco costruito da questi ultimi in un bellissimo punto panoramico del paese. Imponente, il palazzo si apre su una piazza “belvedere” con una fontana; su un lato della piazza quadrata è la facciata della chiesa dedicata a SS. Assunta, d’epoca rinascimentale. La chiesa, sconvolta nel suo impianto da ripetuti rimaneggiamenti avvenuti nei secoli, conserva al suo interno una pregevole pala d’altare ed un dipinto del Salvatore attribuito ad Antoniazzo Romano. Appena fuori del nucleo urbano vi è la chiesa seicentesca di Gesù e Maria, meta di pellegrinaggi per la presenza delle reliquie di Padre Bernardo, beatificato da Papa Paolo II nel 1988. Moricone, come pure Montelibretti, si trova nel territorio del Parco dei Monti Lucretili e proprio da Moricone si può arrivare, attraverso le mulattiere, ad una delle cime del Parco: Monte Pellecchia. Due ore di cammino per arrivare a godere di un panorama mozzafiato.
Da Moricone, attraverso la strada sp29a, si arriva a Monteflavio. Adagiato sulle pendici occidentali di monte Pellecchia, il paese ha origine intorno alla fine del ‘500, quando il Cardinale Orsini chiama dal vicino paese di Marcetelli forza lavoro per la sua tenuta di Montefalco. La disposizione urbanistica delle abitazioni ricalcò quasi fedelmente la disposizione dei primi insediamenti di capanne. Una grande strada, la via Larga, divide in due settori il paese e collega la chiesa di S. Martino e la piazza principale, dove si erge la facciata della chiesa parrocchiale dell’Assunta. Nella chiesa di S. Martino (XIII sec) con tetto a capriata ed abside semicircolare, si conservano sul lato destro i resti di un ciclo d’affreschi con effigi di santi (XVI sec.), che con molta probabilità rivestivano interamente tutte le pareti della chiesa. La chiesa parrocchiale dell’Annunziata, il cui impianto è del 1602, è stata completamente ristrutturata negli anni sessanta; la facciata mantiene però alcuni elementi originali: il portale, le lesene con capitelli, il timpano con volute. All’interno, la cupola di scuola berniniana, presenta le tre api simbolo della famiglia dei Barberini. Il tabernacolo posto nell’altare principale, proviene direttamente dalla Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, dono degli Orsini alla comunità di Monteflavio. Meta panoramica straordinaria, immersa nell’intenso verde della macchia mediterranea di faggi, carpini ed aceri è l’antica Rocca di Montefalco, di cui rimangono i suggestivi resti su un colle isolato. Se si visita il paese nella 1° e 2° domenica di luglio, in occasione della Sagra dell’Olio d’oliva e dei prodotti tipici, si può pasteggiare in piazza e degustare i piatti propri della cucina sabina, il cui ingrediente fondamentale è, chiaramente, l’olio d’oliva.
Tornando indietro sulla sp29a, girando a destra verso la sp9c, si può raggiungere la successiva tappa: Montorio Romano. La denominazione originaria, Mons Aureum, si riferisce al cromatismo che assume in autunno la flora del monte su cui sorge il paese. Montorio Romano, dopo l’amministrazione dell’Abbazia di Farfa, di cui si rintracciano notizie a partire dal IX sec., è passato sotto i poteri delle grandi famiglie patrizie quali i Savelli, i Cesarini, gli Orsini ed infine i Borghese. Scarse tracce rimangono dell’originale castello fortificato che il paese aveva nel IX sec., di cui resta soltanto il portale d’accesso alla città. L’antico palazzo fu modificato dalle diverse signorie che si avvicendarono al potere; l’attuale forma è quella conferitagli nel XVI secolo. Fuori la cinta muraria si può visitare la chiesa dedicata ad uno dei due patroni della città: San Leonardo di Noblat. La chiesa, la cui datazione gli storici fanno risalire al XIV sec., conserva al suo interno un ciclo d’affreschi del XVI sec. con scene dell’Annunciazione ed una Teoria dei Santi. All’altra patrona della città, Santa Barbara, è dedicata la chiesetta rurale del IV sec. al cui interno sgorga una piccola sorgente che la leggenda vuole, sia il punto in cui è caduta la testa della santa durante il martirio. Un’escursione a Monte della Macchia offre l’occasione d’immergersi nel verde ed arrivare alla Chiesa del SS. Crocifisso, dove un crocifisso ligneo, d’autore ignoto, è meta di pellegrinaggio.
Non manca, tra tanta natura e storia, la possibilità di godere anche dei piaceri del palato gustando piatti tipici nei numerosi ristoranti e agriturismo, e con l’occasione portare un po’ di quei sapori a casa, acquistando direttamente dai produttori olio e non solo.
Avanzando sulla sp28a scorgiamo il maestoso castello di Nerola. Completamente restaurato, oggi sede di convegni e manifestazioni, il castello fu costruito nel X sec. dai Crescenzi Stefaniani, signori di Palestrina. La sua pietra grigio-bianca domina le case che si stringono intorno ai tortuosi vicoli. Proprio a ridosso delle mura del castello sorge la chiesa di San Giorgio, voluta dagli Orsini nel XV sec. È posta fuori della cinta muraria, la chiesa d’origini antichissime dedicata Sant’Antonio Abate che ospitava un cimitero; l’attuale struttura è il risultato di scriteriati restauri realizzati nel corso dei secoli.
Già prima dei Romani l’area del territorio di Nerola, come del resto di tutta la Sabina, era votata alla produzione d’olio d’oliva di cui Columella e Orazio esaltano le preziose qualità; ancora oggi le aziende portano avanti con foga questa vocazione producendo oli profumati monovairetali con spremitura a freddo e arricchendo l’offerta con prodotti lavorati come: olive in salamoia, paté, sott’oli etc. Per gli appassionati di funghi, a Nerola ha sede un’associazione micologica A.M.E.R che promuove, con conferenze ed escursioni, non soltanto la conoscenza dei funghi, ma anche quella del rispetto e miglioramento dell’ecosistema. (www.amerassociazione.it)
Lasciata la provinciale 28a, proseguiamo sulla sp40 e per un tratto della sp39 che ci permette di arrivare a Scandriglia. Secondo alcuni storici il territorio di Scandriglia coinciderebbe con l’antica Mefila, fiorente cittadina della Sabina di cui Cicerone decanta la fierezza e che, sottoposta al potere di Roma, divenne parte del fondo della nobile famiglia romana degli Scandillii. Nel territorio del comune vi sono diversi resti archeologici di ville romane tra i quali: quelli sul Monte Calvo, appartenenti alla villa di Nerva, e quelli in località Madonna dei colori. Sul tratto dell’antica Via Salaria si trova il ponte denominato del Diavolo, un ponte romano in opus quadratum di travertino, ottimamente conservato. L’attuale struttura, il paese la deve al fenomeno dell’incastellamento, quando per proteggere la popolazione dalle scorrerie dei Saraceni fu costruito il Castrum Scandriliae (X sec.) Nel borgo si mantiene ben conservato il palazzo che fu degli Anguillara; d’architettura rinascimentale, presenta in facciata una bella bifora e i portali in pietra. Da visitare la chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta del X sec. con dipinti del ‘500e ‘600 ed una notevole pala lignea. Fuori dal paese, nel cuore del Parco di Monti Lucretili, sul Monte Pellecchia che sovrasta la cittadina, si trova il complesso conventuale di S. Nicola del XVI sec. che vale la pena di raggiungere per godere del meraviglioso panorama che offre. L’altro complesso conventuale da visitare, è quello di Santa Maria delle Grazie, del XV sec., sorto sui resti di una struttura fortificata del X sec. Il Parco dei Monti Lucretili, ha proprio a Scandriglia, uno dei suoi centri visita. Si può scegliere tra 53 percorsi ufficiali per godere a pieno della bellezza di questo territorio e vedere qui essenze rarissime. Le aree di sosta sono numerose, ben attrezzate con tavoli, panche e bracieri in prossimità di fonti o fontanili. L’Ente Parco organizza visite guidate per conoscere al meglio la flora e la fauna locali. A Scandriglia non si può mancare ad un “gustoso” appuntamento nel mese d’agosto: la Sagra delle Sagne. Divenute ormai il simbolo del paese, le sagne sono una pasta all’uovo, tipo fettuccine, la cui sfoglia è tirata a mano e condita poi con sugo di carne e pancetta. |
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