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Gli itinerari  
Da Fara Sabina a Casaprota  
 
Fara Sabina
Toffia
Castelnuovo di Farfa
Frasso Sabino
Poggio Nativo
Casaprota
 

  lunghezza percorso: 85 km

Il nostro quarto itinerario ci porta, quale prima mèta, nel territorio di Fara Sabina. Imboccata dal raccordo la A1 dir Firenze, usciamo al casello Fiano Romano per percorrere la SS4, via Salaria; subito dopo Borgo Quinzio lasciamo la via consolare per andare sulla SP41. Lungo la strada incontriamo una delle frazioni di Fara Sabina, Canneto; è un’occasione unica per andare a vedere l’albero di olivo più vecchio d’Europa, oltre che tra i più grandi. L’albero, con la sua imponente chioma e con il tronco di 7 metri di diametro, stende le sue radici in terra sabina da ben 2.000 anni; anche se posto all’interno di un fondo privato è facilmente raggiungibile per le numerose indicazioni e visitabile grazie alla disponibilità del suo vigile proprietario.
Proseguiamo sulla SP 41C ed arriviamo al borgo di Fara Sabina; l’attuale struttura medievale non denuncia le più remote origini di questo comune, il cui territorio, già abitato nel paleolitico, fu sede della fiorente città sabina di Cures e luogo scelto dai romani per l’edificazione di villae rusticae nel II e I sec. a .C.; numerosi i resti archeologici, ma difficilmente visitabili perché in terreni privati.
Il Borgo di Fara vide il suo massimo sviluppo nel tardo medioevo e la sua storia è strettamente connessa a quella della vicina Abbazia di Farfa. La parte più antica della cittadina ha conservato il fascino del borgo medievale con le vie tortuose e strette che si aprono in piccoli cortili. Ma a Fara ci sono anche i palazzi gentilizi, a testimonianza delle diverse famiglie nobili che si sono alternate al potere della città; tra questi ricordiamo: Palazzo Orsini (XV sec.), riconoscibile dalle rose che sono nelle cornici delle finestre, simbolo araldico della famiglia; Palazzo Manfredi (XV sec.) sede del governatore di Fara fino al 1860; Palazzo Farnese (XVI sec.); Palazzo della Biblioteca (XV sec.); ed infine, in Piazza del Duomo, troviamo Palazzo Brancaleoni, sede del Museo Civico.
Il museo accoglie reperti della preistoria e protostoria, nonché quelli provenienti dalle campagne di scavo dell’antica Cures e della necropoli di Eretum.
Proprio in Piazza del Duomo possiamo vedere, oltre alla Cisterna costruita dai Farnese nel 1588, la chiesa Colleggiata di Sant ‘Antonio, del 1500, che conserva al suo interno un altare del Vignola (XVII sec.) e tele del Manenti e del Camponeschi. Altre chiese da visitare sono: la chiesa voluta dal Cardinale Francesco Barberini intitolata a Santa Chiara, oggi sconsacrata, e la Chiesa barocca di San Giacomo.
Anche se può essere visitato solo esternamente, va segnalato il Complesso Conventuale delle Clarisse che sorge sulle rovine dell’originale castello di Fara.

Torniamo sulla SP41 e raggiungiamo Toffia, un paese posto su un crinale a dominio della valle sottostante. Le sue origini sono remote; che fosse un centro importante in epoca sabina e poi romana lo rivelano i numerosi resti archeologici che si possono vedere sia all’interno del paese che nel suo territorio. Diviso in 6 rioni, Porta Maggiore, Monte Cavallo, la Rocca, Collidrone, Cancello e Carbonare, fu un paese sempre diviso tra due fazioni; prima fra l’Abbazia di Farfa e i Duchi di Spoleto, poi fra gli Orsini ed i Colonna.
Nel rione Rocca, della originale “Rocca” degli Orsini, permane solo qualche tratto di muratura, inglobato fra i tortuosi vicoli pavimentati con ciottoli bianchi.
Il Rione Montecavallo è forse quello più ricco; qui sorgeva, nella parte più alta del paese, il palazzo-castello dei Colonna, sui resti del quale venne costruita l’attuale Chiesa Nova nel XVI-XVII sec.; l’abside è ricavata da una delle torri del castello ed il campanile dal maschio. All’interno permangono pregevoli affreschi e tele, tra le quali un tondo di scuola fiorentina del XV sec. Sempre nel rione Montecavallo vi è la chiesetta della Madonna di Loreto (VII-VIII sec.), la cui iscrizione sull’architrave della facciata ricorda che fu eretta su terreno di proprietà della chiesa di S.Giovanni in Laterano, in Roma. Numerosi i palazzi pregevoli che si ergono nel rione: Palazzo Palica o Castellani, Palazzo Palma del 1600 e Palazzo Orsini del 1500; in Via Castel di Dentro, nella zona più antica del paese, ci sono Palazzo Gabrielli e Palazzo Castellani. Da ricordare la chiesa di S. Lorenzo, edificata, secondo alcuni scritti, sui resti di un tempio pagano dedicato a Giano, fu cattedrale della diocesi e sede vescovile a causa della distruzione da parte dei Saraceni della sede di Foronovo. Diversi sono i resti di decorazioni romane inseriti nella facciata, tra i quali un bassorilievo e resti di tombe del I e II sec. a.C. All'interno vi sono due notevoli cappelle, affrescate con immagini di Santi, del XVII e XVIII sec.

Torniamo indietro sulla SS41 per raggiungere il bivio di Farfa (SP41A); in questa frazione di Fara Sabina si trova l’Abbazia dei monaci benedettini, uno dei più pregevoli esempi di architettura del Medioevo la cui bellezza è pari solo alla grandezza del territorio da essa amministrato, che comprendeva una vastissima porzione dell’Italia centrale. Oltre alla chiesa abbaziale, con bellissimi affreschi del XVI e XVII sec., pregevoli tele, raffinati soffitti a cassettoni, ed un altare carolingio, non si può non visitare, passando attraverso il chiostro del XVII sec, l’antica biblioteca che conserva più di 35.000 volumi, tra i quali preziosissimi codici. Nell’Abbazia vi è anche una sezione del museo di Fara Sabina diviso in due settori, uno dedicato ai resti pervenuti nella campagna di scavo della necropoli di Eretum e l’altro dedicato al medioevo. Tra le opere esposte sono da segnalare un cofanetto in avorio del XI sec., una tela del primo Cinquecento, raffigurante la Vergine con Bambino ed un Angelo, e due tavole opistografe della scuola di Antoniazzo Romano (XV sec.).
Non è un caso che proprio nel territorio di Fara si trovi l’olivo più antico d’Europa; ovunque si guardi è un susseguirsi di colline punteggiate da ordinate scacchiere di olivi. Le aziende produttrici sono numerose e tutte possono essere visitate per godere della bellezza dei loro appezzamenti e per acquistarne i prodotti.
Appuntamento con l’olio e con la cucina sabina è senza dubbio la Festa dell’Olio d’oliva, che si tiene ogni anno in novembre.

Lasciata Farfa proseguiamo per circa 1,5 km sulla SP41A sino ad immetterci sulla SP42, che ci conduce a Castenuovo di Farfa.
La storia di questo paese, sito tra il fiume Farfa ed il torrente Riana, è strettamente legata a quella della vicina Abbazia; infatti sulla primigenia struttura fortificata denominata Castrum Sancti Donati, distrutta nel X sec., durante le invasioni saracene, gli abati di Farfa fecero costruire nell’ XI-XII sec. un grande castello, Castrum Novum, a 9 torri, che doveva assolvere alla funzione di presidio fortificato dell’Abbazia.
Il borgo mantiene inalterato il suo carattere medievale. Da vedere due palazzi di notevole pregio: Palazzo Simonetti, bell’esempio di architettura rinascimentale con stupendi giardini all’italiana, ed il Palazzo Perelli, che ospita attualmente il Museo dell'Olio della Sabina, dove un pregevole allestimento artistico-documentale permette di permearsi della grande cultura dell’olio.
Tra le chiese sono da visitare: la chiesa parrocchiale di San Nicola di Bari (XVIII sec.) ed il tempietto della Madonna degli Angeli, eretto nel 1600 quale ringraziamento per la fine della pestilenza.
Il sentiero di Grotta Scura, poco fuori del paese, ci permette di raggiungere un mirabile esempio di formazione carsica: un inghiottitoio di attraversamento nel quale confluiscono le acque di drenaggio della zona di Cornazzano. La grotta si sviluppa per circa 150 m di lunghezza e presenta un dislivello massimo di 10 m.

Proseguiamo sulla SP42 per circa 4 Km, quindi voltiamo a destra per immetterci sulla SP42A, che ci conduce a Frasso Sabino. Il suo nome viene ricondotto con molta probabilità al verbo latino fraxare (fare la guardia), il che indica chiaramente che in questo luogo erano quasi sicuramente stanziati accampamenti romani. Il castello di Frasso nasce nel X sec., ma la torre che ancora oggi vediamo stagliarsi fiera sopra i caseggiati è quella del castello realizzato dai Cesarini Sforza ben cinque secoli dopo, nel XV-XVI sec. Da visitare il borgo e la chiesa di S. Pietro in Vincoli del XIII sec., con affreschi risalenti al XV sec.
Per gli amanti delle stelle, accanto alla chiesa sconsacrata, posto a trecento metri fuori dell’abitato nella parte alta, c’è un vecchio mulino del XVIII sec. che, recentemente restaurato dal Comune, ospita un Osservatorio Astronomico, a cui è stato dato il nome del matematico ed astronomo Virginio Cesarini, membro dell'Accademia dei Lincei. L'Osservatorio è gestito dall'Associazione Romana Astrofili / ARA (www.ara.roma.it).
In ottobre non bisogna perdere la Mostra Mercato Nazionale ed Internazionale dei Prodotti Tipici e Tradizionali, una tre giorni dedicata alla scoperta dei sapori della Sabina e non solo, nella cornice suggestiva del borgo antico.
Ritorniamo sulla SP42A; dopo circa 1.5 Km, sulla sinistra, un bivio conduce a Poggio Nativo. Centro medievale fondato, con probabilità nel X sec., su un crinale a 415 m di altitudine, conserva un borgo molto suggestivo al quale si accede da un portale della fine del XVI sec. Da visitare la chiesa della SS. Annunziata; consacrata nella prima metà del IV sec., è stata ampliata e modificata nel XVII sec.; conserva però il portale ed il fonte battesimale della fabbrica originale.
Poco distante dal paese si trova il complesso monastico di S. Paolo (XIII-XIV sec.): abitato dalle suore Benedettine fino al 1460, venne poi abbandonato poiché le suore furono richiamate a Roma. Rimasto per lungo tempo inutilizzato, venne ceduto ai Francescani che vi operarono grandi lavori di ampliamento e miglioria: costruirono l’attuale chiesa, che ha inglobato la fabbrica originaria, ed nuovo refettorio. La chiesa, ad unica navata, è fiancheggiata da sei cappelle affrescate ed ha un imponente altare maggiore, abbellito da preziosi marmi. Notevole il chiostro, ampiamente decorato con affreschi che ritraggono scene della vita di San Francesco.
Da Poggio Nativo ritorniamo sulla SS4 Salaria, che percorriamo sino al bivio SS4 Roma-Orvino e di lì ci immettiamo sulla SP 44, che ci permette di raggiungere Casaprota, ultima tappa del nostro percorso. Lungo la strada è un alternarsi di distese di ulivi e macchie di castani, fondamento dell’economia di questo territorio votato all’agricoltura. Il castello di Casaprota venne costruito nel X sec. Citato tra le proprietà dei Camponeschi nel XII sec., divenne nel XIII sec. dei Soderini, poi dei Brancaleoni ed infine degli Orsini che lo mantennero fino al 1604, quando il feudo venne incluso nel governatorato della Sabina. Soltanto nel 1853 Casaprota raggiunse l’autonomia comunale. Si entra nel centro attraverso una porta rinascimentale, dove la via principale ci conduce sino al grande palazzo Filippi, la cui torre circolare domina i caseggiati. Due le chiese da visitare: S. Michele Arcangelo, edificata nella prima metà del XIV secolo, e decorata con affreschi di scuola romana e S. Maria delle Grazie, del ‘500, nei pressi del cimitero,dove si conserva un miracolosa immagine della Madonna. Il primo appuntamento enogastronomico dell’anno da non perdere è la Sagra della bruschetta, dove la bruschetta è solo la scusa per degustare vino, olio e altre pietanze genuine. Ad agosto gli amanti dei funghi non mancheranno certo alla Festa del Fungo Porcino, un tripudio di profumi e sapori. A dicembre l’anno viene concluso con la manifestazione Andar per olio e per cultura, durante la quale i vari produttori presentano il loro “Oro della Sabina”.

 
Aziende presenti sull'itinerario
Dove mangiare
Fara Sabina Bar Trattoria Da Lupi
Dove comprare
Castelnuovo di Farfa Sfizi di Bufala & Natural Beauty in Sabina
Agriturismo
Fara Sabina Agriturismo La Raja
Fara Sabina Azienda Agricola Santo Pietro di Corradini Carlo
Poggio Nativo Azienda Agrituristica S.Ilario sul Farfa
Castelnuovo di Farfa Il gelso nero
Fara Sabina Azienda Agricola Colle dell'Arci di Flaminia Pizzino
Castelnuovo di Farfa Terre Sabine
Aziende dell'Olivo e dell'Olio
Fara Sabina Prod. Agr. Farensi Soc. Agricola Cooperativa
Fara Sabina Azienda Agricola Ceccarelli s.s. di Pierluigi Ceccarelli e C.
Poggio Nativo Azienda Agricola Colantoni Teodoro
Fara Sabina Azienda Agricola F.lli Rosati Ermanno e Francesco
Fara Sabina Azienda Agricola Fagiolo S.n.c. di Laura e Antonella Fagiolo
Fara Sabina Azienda Agricola Lucarelli Lea
Fara Sabina Azienda Agricola Mei Fabrizio
Fara Sabina Azienda Agricola Santo Pietro di Corradini Carlo
Poggio Nativo Azienda Agricola Serafini Susanna
Poggio Nativo Cooperativa Agricola Poggio Nativo a r.l
Fara Sabina Frantoio Oleario F.lli Antonini & C. S.n.c.
Castelnuovo di Farfa Azienda Agricola La Mola di Anna Maria Billi
Fara Sabina Numa Pompilio Società Agricola srl
Fara Sabina Petrucci Stefano Azienda Agricola
Fara Sabina Sabina Agricola Soc. Agr. Coop.
Fara Sabina Società Agricola Sabinum S.r.l.
Poggio Nativo Società Cooperativa Agricola Oleificio Moderno a r.l.
Castelnuovo di Farfa Azienda Agricola Sole Sabino di Francesca Pingi
Fara Sabina Azienda Agricola Santa Maria della Neve di Tanteri Maria Teresa
Fara Sabina Azienda Agricola Anna Maria Di Giulio