Home Page
I PARCHI E LE RISERVE
Parco archeologico dell'Inviolata
Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili
Riserva della Marcigliana
Riserva Naturale Macchia di Gattaceca e Macchia del Barco
Riserva Naturale Monte Catillo
Riserva Naturale Nomentum
Pagina precedente
 

 

I Parchi e le Riserve
Riserva Naturale Monte Catillo
Gestore: Provincia di Roma, Dipartimento II, Servizio 5 "Pianificazione Ambientale, Sviluppo Parchi, Riserve Naturali"

Sede: via Tiburtina, 691
00159 Roma
Tel: 06 67663301
Fax: 06 43562126
http://www.parks.it/riserva.monte.catillo


  Superficie: 1.913 ettari

Comuni: Tivoli

Provincia: Roma

Istituzione: Legge Regione Lazio 6 ottobre 1997, n.29

Come arrivare: si può raggiungere con Autostrada A24 Roma-L'Aquila-Teramo, uscita Tivoli o Castel Madama; Via Tiburtina

Visite guidate - Escursioni: si possono fare delle visite guidate. Per informazioni mettersi in contatto la Provincia di Roma - Dip.to II, servizio 5 " Pianificazione Ambientale, Sviluppo Parchi, Riserve Naturali" - tel. 06 67663317; LEA (Laboratorio d’informazione e educazione ambientale) di Tivoli – tel. 0774 313476

Compresa interamente nel territorio del comune di Tivoli, la Riserva del Monte Catillo, rappresenta un ecosistema d’interesse ambientale eccezionale: un’area di passaggio tra l’Agro Romano, i Monti Cornicolani e Lucretili a dominio del Corso dell’Aniene. Istituita nel 1976, la Riserva comprende appena 200 ha, ma la varietà morfologica e floro-faunistica che possiamo riscontrarvi è veramente straordinaria.
Il territorio, dal punto di vista morfologico, ha un substrato costituito da rocce mesozoiche calcaree la cui dissoluzione ad opera delle acque superficiali e sotterranee ha dato luogo a fenomeni d’erosione carsica quali: le doline o anche i suggestivi “campi solcati”, canalette parallele tra loro e separate da lamelle taglienti, una sorta di profonde rugosità sotto le quali l’acqua superficiale scompare.
All’interno dell’area della riserva, fortemente delimitata dai rostri rocciosi dei Monti Tiburtini e dei Monti Lucretili, troviamo un paesaggio di colline dolci e piccole valli d’origine carsica.
Le estensioni boschive sono costituite principalmente da cerro, che si ritrova quale costante in tutta l’area sabina: un albero robusto che può raggiungere i 30 metri d’altezza, con foglie caduche che qui trova il suo habitat ideale per la presenza delle acque di ristagno in profondità. Al di sotto dell’alto fusto del cerro, si estende un fitto sottobosco costituito da carpini orientali o anche da rari esemplari di quercus crenata o cerro-sughera, un ibrido tra quercia da sughero e cerro; una quercia semi-sempreverde, le cui foglie coriacee, persistono durante l'inverno e si rinnovano all'inizio della primavera. Nei versanti settentrionali, caratterizzati da climi più freschi, troviamo boschi di castani e notevole è la presenza di pioppi tremuli e frassini bianchi. Nei versanti rocciosi sono consistenti le estensioni dei fusti dell’euforbia cespugliosa, alti fino ad un metro e dotati di molte foglie coriacee e lanceolate. L'infiorescenza, inconfondibile, costituita da una grand’ombrella terminale con alcuni assi e da alcune ombrelle laterali, è una costante di queste aree da febbraio ad aprile. Oltre all’euforbia tra le erbacee troviamo la vedovina e la linaiola con i suoi bellissimi fiori gialli. Non mancano inoltre estensioni di ginepri accanto ad uliveti abbandonati che sono in via di rinatulizzazione; comune è l’alternarsi di coperture d’erica e cisti, a boscaglie di carpini neri ed alberi di Giuda.
Due presenze botaniche sono particolarmente interessanti: un bosco di sughere e la diffusione dello Styrax officinalis o Storace. La presenza del bosco di sughere in questo luogo, caratterizzato da terreni calcarei lontani dalla costa, è quantomeno inusuale per questa specie che, notoriamente, vegeta di preferenza su suoli acidi e subacidi, decalcificati.
Lo styrax officinalis, storace o Mella Bianca è un bellissimo albero dai fiori bianchi e profumati che produce delle bacche biancastre e cotonose, al cui interno sono due o tre semi anch’essi profumati e di color castano; la particolarità è che quest’albero, specie endemica dell’Asia e minore e dei Balcani, si ritrova in Italia esclusivamente nell’area Tiburtina-Lucretile-Cornicolana: un relitto indigeno, secondo gli studiosi, dell’ultimo interglaciale.

In quest’ambiente estremamente eterogeneo numerosi gli animali che hanno trovato il proprio habitat. Ovunque la vegetazione sia abbastanza fitta da offrirgli un nascondiglio, si può trovare il cinghiale, un mammifero estremamente adattabile, dalle esigenze alimentari non troppo ricercate; nella sua dieta rientrano ghiande, vari tipi d’erbe tenere, ma anche piccoli roditori, uova, insetti, anfibi e all’occorrenza anche carogne d’animali.
Diffuse sono le volpi, che con i loro tipici latrati e richiami notturni animano le notti della riserva; tra i mustelidi popolano quest’area: la donnola, la faina e d il tasso. Diversi tipi di passeracei trovano dimora tra la boscaglia. Tra i rapaci notturni, gli allocchi, le civette, gli assioli sono quelli più diffusi mentre, come diurni, troviamo la poiana e il gheppio, che preferisce nidificare tra le pareti rocciose, i ruderi, o gli alberi isolati piuttosto che nelle zone boschive. Tra gli anfibi non mancano il rospo comune, i tritoni crestati e comuni, localizzati presso le aree umide e i piccoli corsi d’acqua dove pure abbondano le bisce e diversi tipi di rettili.

Nell’area della riserva oltre alle bellezze naturali, vi sono diversi resti archeologici a testimoniare che questo territorio è stato abitato dall’uomo sin dall’Età del Ferro. In età romana furono costruite qui grandi ville di cui rimangono tratti di acquedotti e cisterne. Tra i resti medievali è di rigore ricordare, a settentrione della riserva, i suggestivi ruderi del castello di Colle Lungo, dalla cui altura si gode la vista di un panorama mozzafiato.

Tutte le notizie sono tratte da:
http://www.parchilazio.it
http://www.parks.it/riserva.monte.catillo
http://www.agri-net.org